Non è per caso che la Casa dell’Anima, uno studio olistico come la Casa dell’Anima, nato per favorire lo scambio tra culture e l’esplorazione delle radici spirituali, sia sorto a Manerba del Garda.
Sento infatti di realizzare numerosi compiti che mi porto nel sangue e che vanno oltre me stesso, come l’aspirazione di mia nonna – di dedicarsi alla vita spirituale – e di mia madre – di terminare la ristrutturazione di questo appartamento, e forse ancora di più di visitare l’Africa e approfondire l’animismo.
Penso che ciascun individuo sia chiamato a completare, o continuare, ciò che i propri avi hanno iniziato.
Quando questo avviene, si smette di lottare (con gli antenati stessi) e ci si sente appagati, realizzati, completati.
Quale pochezza di significato danno il semplice realizzare gli scopi e le mete che rincorrono tutti?
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Il ramo materno della mia famiglia proviene da due paesini limitrofi sulla sponda bresciana del lago di Garda: Manerba e Puegnago del Garda. Sia mia madre che mia nonna mi raccontavano spesso dei miei bisnonni e anche di antenati più lontani – delle loro vicende alle prese con guerre, carestie, malattie, lavoro nei campi.
Un ingrediente comune a molti di questi uomini e queste donne forti e coraggiosi era la fede religiosa.
Come il padre, anche mia nonna era una fervente devota, che amava frequentare la vita spirituale del proprio paese, tanto da conoscere molti passi della liturgia cristiana. C’è chi dice che avrebbe voluto prendere i voti per diventare suora di clausura, se non fosse stato per la nascita di mia madre.
Mia madre più di una volta mi raccontò che avrebbe desiderato molto viaggiare in Africa per conoscere l’animismo. Senza saperlo, ha lasciato in me questo seme, che poi le strade della mia vita mi hanno portato a far germogliare.
Un altro desiderio che mia madre nutriva era tornare a vivere a Manerba e trascorrervi la vecchiaia. Pur essendovi nata e avendo trascorso qui l’infanzia, si era poi trasferita a Brescia quando si è sposata con mio padre.
Tuttavia, Manerba le era rimasta nel cuore e sognava di tornare a vere nella casa dove era nata, che aveva tenacemente conservato e, negli ultimi anni della sua vita, anche ristrutturato.
Purtroppo, come per l’Africa, ha lasciato il corpo prima di realizzare i suoi sogni.
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La stanza d’ingresso della Casa dell’Anima è lo spazio fisico in cui mia madre è nata (dal grembo di quella stessa nonna che avrebbe altrettanto aspirato a farsi suora). In questo spazio, che una volta ospitava la cucina, trascorrevo le vacanze da piccolo insieme ai miei genitori e a mio fratello.
Per me Manerba è sempre stato un luogo dove tornare e trovare un senso di pace e di casa diverso dagli altri luoghi in cui ho vissuto.
Con l’apertura di questo studio olistico, sento anche di pacificare le rispettive rinunce di queste due donne, sorte dal conflitto tra il senso della famiglia (per come era percepito secondo i valori sociali dell’epoca) e le loro aspirazioni.
Per mia nonna, la rinuncia alla vita mistica e spirituale per poter dare alla luce una figlia.
Essere un “sacerdote” iniziato alla spiritualità africana non richiede essere celibi.
Per mia madre l’allontanamento dal luogo natale e l’impossibilità di coronare il sogno di visitare l’Africa.
In un certo senso, l’Africa più spirituale è venuta qui, nella casa dove lei è nata.
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Essere sacerdote iniziato alla spiritualità africana è anche un’attività artistica, ma di questo scriverò approfonditamente in un altro articolo, che sto preparando.