Ci accorgiamo di quando una cosa, una persona o un’azione hanno un’anima, perché vibrano in connessione con tutte le altre cose.
È l’anima che mantiene il nostro organismo in vita, nel piacere e nella gioia.
Al contrario, quando una cosa è meccanica (sia che a farla siamo noi o sono gli altri), i nostri sensi si spengono e, come ha scritto un poeta, “lentamente moriamo”.
L’Anima è energia, vita, energia, linfa vitale.
È ciò che anima le cose, che le rende vive.
Quando una cosa ha anima, risuona dentro di noi e provoca anche in noi la sensazione di profonda connessione con il mondo e con noi stessi.
È di per sé invisibile, per questo ha bisogno di attaccarsi alle cose manifeste e visibili.
Per altri è insita nelle cose stesse, e va semplicemente “attivata”.
Nella visione africana, l’essere umano, per essere felice e connesso alla propria anima, non deve fare molto.
È l’anima stessa dell’essere umano, il suo fato o missione, a manifestare nella vita le situazioni e i cambiamenti necessari alla sua realizzazione e felicità.
“Seliagbeto” è il nome africano della Casa dell’Anima.
Inscritto nel suo nome c’è il suo fato, la sua missione profonda.
Il “fato” è ciò che rende l’essere umano realizzato e felice ed è custodito nella sua testa.
È il fato (“se”) porta in essere (“li”) le situazioni della vita (“agbeto”) che permettono di realizzarlo.
Il principio spirituale, invisibile, una volta attivato, porta in essere le condizioni materiali e visibili per manifestarsi.
Per essere realizzato e felice, l’essere umano è chiamato a restare connesso alle proprie radici spirituali: quelle forze invisibili, Spiriti della Natura, Divinità, che lo assistono e proteggono, permettendogli di realizzare per lui la sua missione.
Quando le radici sono forti, sono loro a nutrire il fusto, i rami e le chiome, a far sbocciare i fiori e maturare i frutti con cui abbelliscono e nutrono il mondo.
Proprio come un albero, che per non cadere in preda al vento cerca la propria strada verso il basso, la “via della vita”, il cammino di realizzazione africano, suggerisce di circondarsi di forze invisibili e naturali che proteggano il suo cammino.
Questi “alleati invisibili” sono presenti tra l’altro in molte tradizioni spirituali: basti pensare all’angelo custode dei cristiani, al Daimon degli antichi greci o al Genius dei latini (come racconta anche James Hillman nel saggio “Il codice dell’Anima”).
Diverse sono le insidie, a livello sottile e invisibile, che ostacolano ciascun essere umano nel suo divenire ciò che è destinato ad essere.
Prima di tutto i condizionamenti sociali e culturali, introiettati inconsapevolmente in continuazione.
Essi sono più di quanto pensi: in famiglia, a scuola, al lavoro, ma anche tutte le volte che guardiamo e assorbiamo acriticamente un film o i contenuti del nostro mondo tascabile – il telefono.
Di fatto, siamo condizionabili in ogni momento nel quale non siamo circondati dalla natura.
Questi condizionamenti lo allontanano dalla sua missione, facendogliela dimenticare e mettono l’essere umano in un torpore che può durare anni, decenni, una vita intera.
“Lentamente muore”, scriveva un poeta.
Questi condizionamenti, in Africa, vengono chiamati “destino”.
In Africa (infatti) fato e destino sono diversi.
Il destino è l’insieme dei valori sociali e famigliari propri di un contesto geografico e culturale. Chiunque nasce e cresce accompagnato da questi valori, finisce per seguirli e vivere una vita non sua, segnata da frustrazione, scelte sbagliate, in un circolo vizioso di ripetizioni che i buddhisti chiamano “ruota del karma”.
Il fato corrisponde alla tua natura autentica e a quei valori che ti realizzano intimamente, facendoti sentire vivo e connesso all’universo.
Non appena l’essere umano si è risvegliato ed emana vibrazioni di consapevolezza e di vita, scatta una seconda categoria di insidie.
Essa comprende la rivalità e l’invidia di coloro che ancora non hanno trovato la propria strada.
Questi sentimenti, se l’essere umano non è protetto, si trasformano in atti di sabotaggio più o meno deliberati (più di quanto crediamo), che agiscono a livello sottile causando sfortune, eventi spiacevoli e vibrazioni negative.
Benché, come ho detto nel disclaimer, non mi occupi di far del male a nessuno, sono ben consapevole che venga utilizzata la magia, anche alle nostre latitudini, per fare del male. A volte basta un pizzico d’invidia per colpire, figuriamoci quando è deliberata.
I condizionamenti del destino e i sabotaggi altrui mettono l’essere umano in una sorta di copione, uguale per tutti.
Siamo personaggi, burattini, prevedibili, controllabili, in balia di altri (siano essi i condizionamenti, siano essi coloro che ci impediscono di realizzare il nostro fato e di essere felici).
Finché non siamo originali e non viviamo la nostra vita autentica, viviamo la vita che altri, più o meno deliberatamente, scelgono per noi – vuoi per trarre vantaggi diretti (come è il caso dei condizionamenti culturali che passano attraverso la pubblicità, il marketing, l’educazione, la politica, la religione), vuoi per trarre vantaggi indiretti (come la possibilità di vedere qualcuno che sta meglio di noi).
Questo copione si alimenta di ripetizioni, scelte sbagliate e, nel caso di sabotaggi intenzionali, anche di vendette e rivendicazioni personali.
Lentamente muore… e talvolta nemmeno lentamente.
Tutto ciò allontana sempre di più l’essere umano dalla sua missione autentica, da ciò che lo rende felice, realizzato e connesso all’universo. In una parola, dalla sua anima, la sua energia vitale, ciò che lo rende vivo.
Nel racconto/copione (la vibrazione negativa), che sta mettendo sulla scena della vita vivendo, il consultante incappa in eventi spiacevoli, se non tragici. Per l’anima, questi eventi sono inviti alla trasformazione e alla consapevolezza, sono chiamate sempre più forti e pressanti al cambiamento, che passano per forza dalla morte, simbolica o, in alcuni casi, fisica.
Come scrive James Hillman, ciascuno mette sulla scena della vita vivendo un mito, un racconto, e si riscatta, si risolve, quando scopre il mito, il racconto che sta mettendo sulla scena della vita vivendo, che ha sempre una componente tragica.
Tuttavia, non possiamo guardare il mostro direttamente in faccia.
Come racconta il mito di Perseo e Medusa, ci serve uno specchio in cui vedere riflesso il nostro destino, uno schermo, un racconto.
Per liberarci da questo copione, che nella cultura africana corrisponde a una “vibrazione energetica” di eventi negativi, possiamo adottare dei simboli, attivati con forze potenti e cosmiche.
I simboli che compongono il sistema divinatorio africano, detti Kpoli, agiscono come uno specchio che riflette questo racconto e ne purificano la vibrazione tragica, riallineando la vita del consultante alla missione autentica di felicità e gioia.
Questi simboli possiedono una potente vibrazione energetica, frutto di rituali di attivazione di forze cosmiche, e ti permettono di riallinearti al tuo fato, il tuo Sè Superiore, in maniera naturale.
Non si tratta di simboli destinati ed efficaci unicamente per le persone di origine africana o inserite nel sistema di credenze della spiritualità africana. Al contrario, sono simboli universali, tanto che, nel 2008, l’UNESCO ha riconosciuto questo sistema di divinazione (detto “Fa”) come patrimonio intangibile dell’umanità.
La nascita della Casa dell’Anima sul lago di Garda ha permesso di unire il sapere africano con l’arte orafa occidentale, portando alla creazione di medaglie incise e poi consacrate con l’energia specifica di questi simboli.
Indossando la medaglia con il tuo simbolo (individuato per mezzo di un consulto divinatorio e successivamente attivato esclusivamente per te), la tua vita smetterà di essere un copione di eventi meccanici e privi di significato.
In maniera sempre più frequente, sarà il tuo “Se”, il tuo fato o principio spirituale, a manifestare nella tua vita quegli eventi, quelle situazioni e trasformazioni necessarie a realizzarlo.
È il principio spirituale a rendere manifesto quello materiale.
Seliagbeto, ricordi?
Per maggiori informazioni sui simboli del sistema divinatorio africano, clicca qui.
Se vuoi saperne e di più sulla visione del mondo africana (e mastichi l’inglese), ti invito a guardare questo video.